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L’affermazione di Dostoevskij: ‘il mondo sarà salvato dalla bellezza’ non è una constatazione esaustiva in sé stessa, ma l’inizio di una ricerca. Come nasce la mostra sul Cantico delle Creature di San Francesco? Essa fu dedicata a S.S. Papa Francesco, all’alba del Giubileo del 2016, e in coincidenza della promulgazione dell’Enciclica Laudato Sì.
																		 
L’inizio della ricerca, però, fu dopo una mia grave malattia: volli ringraziare Dio della guarigione, e mi misi a cercare il Suo Volto nella illimitata bellezza della natura, in quanto, come dice l’Apostolo, e come richiama il Papa, “la Sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da Lui compiute” (Rm 1,20).
																		 
Cercai così di raccontare questa ricerca con il mezzo che mi era abituale, la fotografia, che ci abitua a ‘guardare’ oltre ciò che vediamo e oltre ciò che l’occhio distratto percepisce, e mi accorsi che San Francesco, ante litteram, aveva guardato al creato con lo stesso tipo di profonda attenzione e, ormai cieco, aveva espresso il suo amore gioioso in quell’opera eccezionale che è il Cantico delle Creature o di Frate Sole.
Padre Raniero Cantalamessa dice infatti: “…il Cantico delle Creature di Francesco non è, in realtà, un testo ‘improvvisato’. E’ il sigillo di tutta una vita spesa nella lode entusiasta di Dio e nello stupore di fronte al creato”.

La mia ricerca  si focalizza sulla bellezza in San Francesco, e si dipana intorno a tre interrogativi di fondo che sostengono l’intero percorso dialogico della mostra: cosa sia la bellezza; quale bellezza; perché la bellezza.
Il Cantico di Frate Sole, o delle Creature, rappresenta la visione di San Francesco della bellezza, del suo assoluto, della sua origine ontologica: la bellezza, cifra del Creatore, che Egli ha infuso nel creato, come specchio del Suo Volto misericordioso e come matrice di tutte le forme di bello che da essa procedono. Il Santo Francesco espresse questa visione in immagini sublimi in questa che è la prima poesia apparsa in lingua italiana, e nella quale lo sguardo profondo dell’autore contempla il Creato. Frate Francesco la compose nel 1225, mentre si sentiva prossimo a morire e quasi cieco e tuttavia traboccante di quella gioia che non lo aveva lasciato, poi che aveva ritrovato il volto del Creatore, riflesso nella creazione. 

Le opere fotografiche che illustrano il Cantico e compongono la mostra, seguono con rigore filologico il percorso tracciato da Francesco, ma soprattutto si concentrano nel fermare quegli attimi in cui le varie componenti dell’immagine (luci, colori, elementi compositivi) sembrano trasmettere una visione sospesa, che suscita il nostro stupore.
Bellezza rarefatta, dunque, ma infinitamente concreta: gli scatti suggeriscono allo spettatore quello che all’occhio è nascosto sì dalla frenetica accelerazione della vita esistenziale, ma anche dall’adattamento e dalla assuefazione dello sguardo a un ambiente sfregiato dalle ragioni del lucro, dalla distruzione indiscriminata, da un’economia vandalica o dal mero gusto del kitsch.
Ci ricorda la Laudato Sì: “se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati”.
Dice ancora il Papa: “d’altra parte, San Francesco, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della Sua bellezza e della Sua bontà: «di fatti dalla grandezza e bellezza delle creature, per analogia, si contempla il loro Autore» (Sap. 13,5)

Il percorso narrativo della mostra rifugge la tendenza contemporanea della fascinazione di immagini ispirate al sensazionale e allo straordinario, immagini sicuramente aliene all’habitus francescano.
Vibrazioni di luce, increspature di onde, colori che appaiono nel fuggevole spazio di un attimo, la cascata di stelle in una notte tersa, suggestioni grafiche della struttura degli alberi nella nebbia: queste sono le immagini che ricompongono lo splendore del mosaico della natura francescana.
Sant’Agostino ci dice: “Non appare a chiunque è dotato compiutamente di sensi questa bellezza? Perché dunque non parla a tutti nella stessa maniera? (…) Gli uomini, però, sono capaci di fare domande, per scorgere quanto in Dio è invisibile e comprenderlo attraverso il creato. (La bellezza) per l’uno è muta, per l’altro parla; o meglio, parla a tutti, ma solo coloro che confrontano questa voce ricevuta dall’esterno, con la verità nel loro interno, la capiscono.” E più oltre: “Tardi ti amai bellezza così antica e così nuova. Tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo.”
Guardando al creato come specchio del Volto del Creatore, si scopre una dimensione diversa della bellezza: la materia di cui la bellezza è fatta è amore. Deus Charitas est. Dall’amore scaturisce la MISERICORDIA, dalla Misericordia la speranza. Questo è il senso delle lasse nove, dieci, e undici del cantico, (Laudato si’ mi’Signore per quelli ke perdonano per lo tuo amore e segg.) e in sostanza di tutto il Cantico. Anche Dante rifletteva che chi ‘avesse in Dio ben vista questa faccia’ (questo volto) avrebbe capito che ‘la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a Lei’. Da lì aveva ‘fior nel verde’ la speranza di riconseguire ‘l’Eterno Amore’: infatti la ‘morte secunda (quella dell’anima) non farà alcun male’ a quelli che troverà nell’Amore di Dio.

Note Legali

Ringraziamenti

Comitato Organizzatore:info@canticodifratesole.it +39 349 / 75 800 22